La Riforma Gentile
Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1054, relativo all’ordinamento della Istruzione Media e dei Convitti Nazionali (Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 129 del 2 giugno 1923).
Firma: Il Ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile.
Copia edita con commenti nel [1] “Nuovo Codice per l’Istruzione Media”, Vol.1, di Angelo Francesco Trucco, Editori Marchese & Campora, Genova, 1926.
Il sistema scolastico proposto dalla “Riforma Gentile” prevedeva l’obbligo fino a 14 anni, anche se, di fatto non venne attuato, un periodo di asilo non obbligatorio della durata di tre anni e la scuola elementare della durata di cinque anni, al cui termine si svolgeva un esame di Stato; l’esame aveva la funzione di selezionare gli allievi rispetto al proseguimento degli studi e consentire a quelli provenienti dalle scuole private di ottenere diplomi riconosciuti dallo stato.
Seguiva la scuola complementare, divenuta poi scuola di avviamento professionale, che, tranne alcune deroghe nei primi anni della riforma, non aveva sbocchi ulteriori.
In alternativa, dopo le elementari, si poteva frequentare la scuola media divisa in tre indirizzi: l’Istituto Tecnico-Professionale, il Ginnasio Liceo (Classico o Scientifico) e l’Istituto Magistrale, finalizzato alla formazione degli insegnanti.
Il Ginnasio-Liceo, Classico e Scientifico, era considerato l’indirizzo più importante dove avveniva la vera formazione umana e dove si istruiva l’élite dirigente, educata su modelli di educazione classica e studi storico-filosofici. Solo tramite il Liceo si poteva accedere all’università.
Gli Elementi caratterizzanti la riforma furono il forte accentramento statale, la struttura gerarchica dei vari tipi di scuola e lo sviluppo diversificato della scuola secondaria.
Interessante la nota (1) al Regio Decreto presente nel “Nuovo Codice per l’Istruzione Media del 1926, che viene riportata integralmente come un’interessante fonte documentaria dell’epoca:
Da questo R.D., che in 146 art., svolge tutta la complessa materia prende nome la “Riforma Gentile”. E complessa la dimostrano le seguenti intitolazioni che la riassumono: “Classificazione Generale delle Scuole Medie, Stato dei Presidi e dei Professori, Denominazione dei vari istituti e Fini a cui tendono – Esami e Studenti – Personale subalterno – Edifizii Scolastici e loro arredamento – Istituti Pareggiati e Privati – Convitti Naz. “.
Scomparsa con questa legge, la vecchia distinzione tra Scuole Medie e Normali, tutti gli istituti scolastici appaiono organicamente distinti in tre grandi categorie: o sono di complemento a studi precedenti; o danno adito all’esercizio di talune professioni; o preparano agli studi superiori. Appartengono alla prima categoria la Scuola Complementare ed il Liceo femminile; alla seconda l’Istituto Tecnico ed il Magistrale; alla terza il Liceo Classico ed il Liceo Scientifico. E per questo non parlare che della Scuola Media, propriamente detta poiché la riforma si estese oltre che all’istruzione nautica, alla commerciale, alla industriale, alla agraria, comprendendo nel suo armonico svolgimento innovatore ogni ramo di istruzione media.
Si potrà per avventura dissentire da talune disposizioni, ma non si può fare a meno di ammirare il principio organico ed informativo di tutta questa legge, che per chiarezza, precisione ed importanza non ha riscontro che nella legge Casati. Eppure, al suo apparire, non fu benevolmente accolta né da professori, né da genitori, né da alunni; e solo a poco a poco, e man mano che l’applicazione stessa la chiariva, riuscì ad essere meglio compresa. Vennero poi i nuovi programmi che aprirono al sole di una nuova vita tante aule ammuffite; talune difficoltà ritenute insuperabili, come l’abbinamento di certe discipline, in realtà non apparvero tali; la stessa diminuzione degli alunni non fu più giudicata un male o peggio la stessa rovina irreparabile della Patria, e alcuni fra i vantaggi portati dalla nuova legge cominciarono a farsi sentire: il livello degli studenti innalzato; un maggior fervore di insegnamento per parte dei professori; una maggiore intensità di studio per parte degli alunni; l’insegnamento, non più un vicolo chiuso nella stretta cerchia compresa fra professore ed alunno, ma una realtà di cultura effettiva, una via aperta ad altre scuola, ove il candidato avrebbe dovuto innanzi ad altri esaminatori, dar prova di sé, del programma svolto e anche delle particolari attività e competenza di chi lo aveva preparato. Quindi un senso di maggior responsabilità fu ed è sentito da tutti, discenti ed alunni; e da tutti ormai si comprende e si riconosce che l’esame non può più essere un giuoco della sorte, in cui più valgano i fortunati o gli accorti, ma un giudizio equo e seriamente ponderato sulla maturità dell’alunno.
[1] Angelo Francesco Trucco, Nuovo Codice per l’Istruzione Media, Vol.1, Editori Marchesi & Campora, Genova, 1926, pagg.49-50. Fonte: Biblioteca Liceo Linguistico Scientifico Paolo Gioivo di Como.
Carta della Scuola
Il fenomeno di fascistizzazione della scuola italiana ebbe inizio alla fine degli anni ’20 e pose l’accento sui programmi, i metodi e l’ideologia che doveva essere trasmessa alle giovani generazioni. Massima espressione fu la Carta della scuola, redatta dal Ministro Giuseppe Bottai e approvata nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 15 febbraio 1939, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia di lunedì 13 marzo 1939, n. 61[1]; la Carta della Scuola ebbe grande influenza nel suo aspetto ideologico, ma fu realizzata solo in parte nelle riforme strutturali.
In base alla Carta della Scuola, negli anni successivi venne introdotta “La Scuola media, comune a quanti intendano proseguire gli studi dell’ordine superiore, pone nei giovinetti dall’undicesimo al quattordicesimo anno i primi fondamenti della cultura umanistica, secondo un rigoroso principio di selezione. La sua durata è di tre anni. Nei suoi programmi ispirati a modernità di criteri didattici, l’insegnamento del latino è fattore di formazione morale e mentale. Il lavoro vi assume forma e metodo di lavoro produttivo”.
[1] La Carta della scuola, Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, lunedì 13 marzo 1939, n. 61, XI Dichiarazione.
Liceo Scientifico

Il Liceo Scientifico nacque con il Regio Decreto 6 maggio 1923, n. 1054. In base all’art. 70 veniva definita la durata dell’anno scolastico dal 16 ottobre al 30 giugno. La frequenza era tutti i giorni tranne i festivi, con un turno antipomeridiano ed uno pomeridiano; la valutazione era suddivisa in 4 bimestri.
Il Liceo Scientifico nacque dalla sezione «Fisico- Matematica» dell’istituto Tecnico, le quattro classi (chiamate corsi I-II-III-IV) del ramo fisico-matematico dell’Istituto Tecnico Caio Plinio Secondo di Como divennero Liceo Scientifico nel 1923/24, ma fino all’a.s. 1926/27 gli alunni portarono all’esame di maturità materie diverse da quelle richieste dal R.D. 1054 (si veda D.R. 2345 del 14 ottobre 1923, Allegato C, art.14 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 novembre 1923, n. 267)
Il corso era di quattro anni e vi si accedeva dopo aver frequentato i quattro anni di corso inferiore dell’Istruzione Tecnica o il Ginnasio Superiore.
Dall’a.s. 1944/45, a seguito della Carta della Scuola di Bottai del 1939, il Liceo Scientifico di Como divenne di cinque anni e vi si accedeva dopo aver frequentato la scuola media unica di tre anni.
Per i programmi si veda R.D. 2345 del 14 ottobre 1923.
[1] Angelo Francesco Trucco, Nuovo Codice per l’Istruzione Media, Vol.1, Editori Marchesi & Campora, Genova, 1926, pagg.49-50. Fonte: Biblioteca Liceo Linguistico Scientifico Paolo Gioivo di Como. [1] La Carta della scuola, Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, lunedì 13 marzo 1939, n. 61, XI Dichiarazione.
Scuole Secondarie della città di Como
Liceo Classico Alessandro Volta


1561: il Liceo fu fondato dalla Compagnia di Gesù con sede a Como in via Lambertenghi.
1773: soppressa la Compagnia di Gesù, divenne il Real Ginnasio di Como.
1803: solo il Liceo fu trasferito presso il convento di Santa Cecilia (nel frattempo soppresso), a Como, in via Cesare Cantù.
1865: il Liceo venne intestato allo scienziato Alessandro Volta.
1877: anche il Ginnasio fu trasferito nel Convento di Santa Cecilia.
Istituto tecnico Caio Plinio Secondo


1863: l’Istituto fu fondato per Regio Decreto. La sede erano i locali del piano terra del “Palazzo degli Studi”, dove, ai piani superiori, risiedeva il Liceo Classico Alessandro Volta.
1883: fu intitolato a Caio Plinio Secondo.
Era costituito da tre sezioni:
- Commercio e amministrazione;
- Meccanica e costruzione, più tardi Fisico-matematica;
- Setificio.
1904: l’On. Paolo Carcano chiese il distacco della sezione del Setificio che divenne “Regia scuola di setificio di Como” in via Carducci, attuale sede del Liceo Teresa Ciceri.
1919: la sede dell’Istituto Tecnico Caio Plinio fu spostata nell’ala ristrutturata del Palazzo degli Studi, attuale sede distaccata del Liceo Ciceri, accanto al Liceo Classico.
1923: con la Riforma Gentile si staccò la sezione fisico-matematica, che divenne Liceo Scientifico con sede a Como, in via Jacopo Rezia.
1966: l’Istituto Caio Plinio Secondo, con l’unica sezione rimasta, fu trasferito nell’attuale sede di via Italia Libera.
Setificio Paolo Carcano


1904: l’On. Paolo Carcano chiese il distacco della sezione del Setificio dall’istituto Tecnico Caio Plinio Secondo che divenne «Regia scuola di setificio di Como» con sede in via Carducci, attuale sede del Liceo Teresa Ciceri. 1975: il Setificio si trasferì nell’attuale sede a Como, in via Castelnuovo.
Istituto Magistrale, ora Liceo Statale Teresa Ciceri


1860: fu fondata la Regia Scuola Statale per la formazione dei maestri, durava 3 anni, si potevano iscrivere gli uomini dai 16 anni e le donne dai 15 anni. Fu intitolata alla Contessa «Teresa Ciceri» e ubicata in una casa vicino al lago. Successivamente venne trasferita, sempre a Como, in una Caserma di via Volta.
1923: con la Riforma Gentile divenne Istituto Magistrale e si trasferì a Como, in via Cavallotti ( sede attuale di locali dell’Università).
1975: fu trasferita nella sede attuale a Como, in via Carducci, dove c’era prima il Setificio.
Liceo Scientifico Paolo Giovio


1923: il Liceo fu istituito in base alla Riforma di Giovanni Gentile dalla sezione «Fisico- Matematica» dell’istituto Tecnico Caio Plinio Secondo.
La prima sede fu a Como, in via Jacopo Rezia. L’incarico di Preside venne affidato a Andrea Gustarelli, docente dell’Istituto Tecnico Caio Plinio Secondo.
18 ottobre 1927: il Liceo fu intitolato a Paolo Giovio.
1975: la sede fu trasferita a Como, in via Pasquale Paoli.
Nel 1943 fu istituita la sezione distaccata di Lecco (Attuale Liceo G.B.Grassi), che ottenne la sua autonomia nel 1952.
Dal 1° novembre 1944 al 12 dicembre 1946 rimase attiva una sezione del Liceo Scientifico “Paolo Giovio” a Menaggio.
ITIS Magistri Cumacini


1899: nacque come corso speciale per Capo Mastri Edili nella Scuola di Arte e Mestieri Castellini con sede a Como, in via Sirtori, il corso di studio era di tre anni.
1938: divenne Istituto Tecnico Industriale per Perito Edile Magistri Cumacini, il corso divenne di cinque anni.
1978: l’Istituto venne trasferito nell’attuale sede in via Colombo, Località Lazzago (CO)
A cura di Ornella Zagami